LA CAREMMA
Il giorno delle "Ceneri" le massaie, tornate dalla chiesa, si davano da fare per pulire tutta la casa e cancellare ogni traccia dei bagordi carnevaleschi. Si faceva lu "cofanu"(il bucato) mettendo a lavare tra la cenere anche le posate servite per mangiare la carne, le uova e tutte le altre pietanze rigorosamente proibite fino a Pasqua. Nella mattinata, in alcun...i crocicchi del paese veniva appesa la "Caremma", un pupazzo di paglia ricoperto delle vesti nere di una donna intenta a filare con una mano la conocchia e nell'altra il fuso, al quale erano attaccate sette penne di gallina. Con le gramaglie rappresentava la penitenza, mentre le penne indicavano le settimane che mancavano alla Pasqua, il tempo della sua vita. Man mano che passava una settimana alla "Caremma" veniva tolta una penna, l'ultima il giorno di Pasqua, così tutti potevano farsi il conto dei giorni che mancavano alla Resurrezione. Per i ragazzi era oggetto di burla ed i monelli la schernivano con una filastrocca.. :
"La Caremma pizzicotta
se mangiau la ricotta
e a me nu me nde tese
brutta Caremma te stu paese".
(La Caremma che dà i pizzicotti, si mangiò la ricotta, ed a me non ne diede, brutta Caremma di questo paese).
Il suo nome era un appellativo per indicare una donna esile, grama e scarmigliata: una "megera".
Fonte: "Un anno a Sannicola", 1990.